Ritengo che la struttura umana fondata imprescindibilmente sulla relazione sociale, radicata nella complessità e variabilità della relazione io-mondo, vincolata al lungo tempo di formazione e consolidamento della personalità che va dal periodo del concepimento all’adolescenza, subisca in questo periodo di crescita un IMPRINTING indelebile che andrà a condizionare scelte e vicende di tutta la vita .
La famiglia in cui nasciamo è sempre un ambiente con caratteristiche ben consolidate che porta in sè tutta la complessità dell’intreccio delle vite dei nostri genitori, così come l’eredità pervenuta attraverso loro delle generazioni precedenti di nonni, bisnonni e avi.
Nasciamo su un palcoscenico già estremamente affollato e calpestato in cui ciascuno ha assunto più o meno rigidamente UNA PARTE sia scelta che imposta, più ampiamente imposta o indotta, a cuì è saldamente attaccato. Che ci stiano dentro felicemente o infelicemente, essendo l’unica parte/identià di cui dispongono e che ha richiesto anni per essere costruita, non sarà certo la nostra nascita a far mutare stile ed ottica ai nostri genitori che ci accolgono pieni di attese e immagini preconfezionate secondo i loro bisogni, desideri, delusioni da compensare.
La nostra storia di appena nati inizia quindi in un mosaico già ben strutturato dove uno spazio precostituito ci aspetta ed entro il quale saremo subito infilati. Come esseri “nuovi” e per nulla strutturati, quindi assolutamente bisognosi di una collocazione per la nostra sopravvivenza, CI ADATTEREMO a prendere la forma che ci è stata destinata e che ci viene costantemente richiesto di mantenere.
CHE FARE SE lo spazio predestinato è troppo stretto, o troppo rigido, o non presenta caratteristiche idonee a soddisfare adeguatamente i bisogni fondamentali di cui siamo portatori per istinto e memoria ontogenetica e filogenetica? Abbiamo la possibilità di capire cosa ci manca? Di maneggiare questo qualcosa come concetto che si presenta chiaro grazie all’ esperienza e al confronto con vissuti di altro tipo? Abbiamo la capacità mentale e fisica, la libertà data da una autonomia di autosostentamento di intervenire a modificare questa condizione, o di andare a cercare altrove ciò che ci manca? Niente di tutto questo, la struttura cerebrale in via di formazione, priva di contenuti definiti e di esperienza su cui realizzare confronti e definire significati e concetti, la totale dipendenza dal nutrimento fisico ed affettivo che può essere fornito solo da un ambiente circostante che ci privilegi, pone ciascuno di noi, da bambino, in totale stato di IMPOTENZA e PERMEABILITÀ/VULNERABILITA’ rispetto a tutto ciò che riceverà o gli verrà richiesto e che andrà a formarlo nel tempo fino a “ solidificarlo” in una personalità anzichè in un’altra.
Se al mosaico in cui siamo nati mancava il colore giallo, a noi sarà richiesto di essere quel giallo, a questo saremo coltivati e forzati senza alternative e noi faremo di tutto per essere il miglior giallo possibile in modo da ricevere rassicurazione circa il fatto che non saremo messi fuori dalla porta alla fame e al gelo in quanto stiamo facendo il nostro dovere.
Alla fine saremo giallo e vedremo tutto attraverso il giallo, penseremo che il mondo sia giallo piuttosto che il giallo il nostro modesto, circoscritto, particolare e soggettivo filtro attraverso cui lo guardiamo. Ma il mondo, che ha tante porte colorate, non pagherà il nostro infilare sempre la stessa, perderemo tutte le altre occasioni, ma, peggio ancora, potremo stare anche molto male nel nostro spazietto giallo nel quale confonderemo, negheremo, altereremo un mondo verde, rosso, blu che ci farà continua e inutile pressione per essere vissuto con questi effettivi requisiti .
Il PERCORSO ANALITICO è un lavoro di grande sensibiità e cesello in cui, attraverso degli “indizi”, i SINTOMI, si va a ricostruire la scena su cui tutto è avvenuto. È fondamentale far emergere e rendere coscienti i presupposti e la storia del proprio malessere per diventare padroni di meccanismi che, in quanto inconsapevoli, ci agiscono facendoci percorrere e permanere sempre nello stesso circuìto sofferente e fallimentare.
Solo un orologiaio che smonta pazientemente e finemente un orologio e va dietro a ciò che appare, il quadrante dalle lancette bloccate, conoscendo il funzionamento dei meccanismi, potrà individuare e mettere le mani dove sta il guasto intervenendo a ripararlo. In realtà CIASCUNO DI NOI è NATO per essere sano e funzionale alla vita, ha, cioè, potenzialità sane basate sugli istinti di sopravvivenza e piacere. Gli animali, per istinto, sanno e apprendono prestissimo dove e quale cibo procurarsi, dove rifugiarsi, come nuotare o volare, quando ricorrere alla fuga e quando all’attacco e, nella scelta dell’attacco, fino a che punto arrivare e a quale scopo. Nessun animale metterà a repentaglio la propria vita in una lotta inutile o distruttiva per sè e il proprio gruppo, ne’ avrà mai comportamenti distruttivi per il suo ecosistema.
Come animali che hanno conquistato la loro qualità umana, ma rimasti comunque animali alla base delle loro varie stratificazioni di evoluzione, anche noi siamo guidati in origine verso la sopravvivenza e il piacere, solo che da subito il nostro ISTINTO si trova IRRETITO nella complessa e contorta costruzione sociale che lo accoglie e da cui dipende assolutamente e lungamente e che piegherà ciascuno a montagne di regole, convenzioni, convinzioni, attese della specie e del singolo; questo il prezzo che paghiamo all’evoluzione e al privilegio di fare la storia costruendo e dirigendo “eventi”.
Dopo questi vari giri compiuti a spirale ascendente attorno al nostro tema del sintomo e della sua cura, possiamo andarlo a definire ancora in un nuovo modo. Il SINTOMO è l’eco della nostra antica vocazione istintiva al benessere che, occultata e deformata da strati e strati di storia e cultura arrivata a ciascuno di noi attraverso i suoi genitori, continua a farsi sentire nel momento in cui le viene lasciato uno spazio di vita troppo esiguo e deformante. È la ragione per la quale sostengo che il “MAESTRO” è dentro di noi e mio compito, come analista, è solo intervenire a individuare e rimuovere l’ostacolo accidentalmente sopravvenuto a dividerci da lui.
L’ASCOLTO PROFONDO nello spirito di alleanza costruttiva; la RICOSTRUZIONE attraverso i sintomi della storia inconscia, in quanto non “ concettualizzata” al momento del suo vissuto e non osservabile ora dal suo protagonista troppo vicino a se stesso per essere attore e osservatore cosciente e critico in contemporanea; la LETTURA DEL LINGUAGGIO DEI SOGNI che svelano con la loro simbologia ciò che la coscienza ha dimenticato e difensivamente nascosto, tutto questo entro il recupero di quello SPAZIO PROTETTO di accoglimento, riconoscimento e valorizzazione che spetterebbe ad ogni bambino, sono i mezzi pratici attraverso i quali mi propongo continuamente di fare da accompagnatrice e guida nel più’ importane viaggio che ciascuno possa compiere: quello alla conquista di sè stesso e della realizzazione quanto più completa e gratificante delle proprie potenzialità di essere umano.